La possibilità di avere a disposizione in casa un apparecchio che permette di ascoltare un brano a volontà è relativamente recente: la diffusione di massa del giradischi in Italia è avvenuta negli anni Sessanta; negli USA e Regno Unito circa un decennio prima.

Questo fenomeno ha generato un nuovo “metodo” per imparare a suonare.

Tutti i grandi della storia del rock sono stati autodidatti. I Beatles, i Rolling Stones, Hendrix, Clapton, ecc. impararono tutti con lo stesso metodo: ascoltando i dischi. Non poteva esistere altro sistema, perché il genere musicale era nuovo e completamente diverso da quello tradizionale. Io stesso imparai così, come molti altri che suonavano nei complessi degli anni Sessanta. Gli spartiti, fra l’altro, erano approssimati e contenevano spesso accordi inesatti (oggi la situazione è identica); chi li redigeva non era l’autore (analfabeta musicale), ma un “maestro” che godeva della fiducia della casa editrice che gli offriva l’incarico.

Il metodo era spartano e solo chi aveva orecchio poteva imparare: ascoltavamo il disco che ci appassionava fino a scoprire gli accordi del brano; quest’esercizio ci raffinava sempre più l’orecchio e in seguito potevamo comprendere accordi complessi, arpeggi e assolo. Dopo qualche anno di questa pratica, io riuscivo a percepire su quale corda era prodotta una nota: “vedevo” la mano del chitarrista quali tasti premeva.

Questo metodo aveva un enorme vantaggio: era divertente. Lo sforzo era equivalente a quello di un bambino che gioca a pallone: corre tanto e suda ma non sente la fatica; per lui è più faticoso, comandato dalla madre, andare a comprare il pane.

Il perfezionamento della tecnica e delle qualità musicali avveniva poi nelle sale da ballo: un complesso dignitoso suonava in pubblico, in media, sessanta ore mensili. Suonare col pubblico comporta un impegno e una concentrazione superiori, non si può sbagliare… è una verifica continua. Suonare musica da ballo, inoltre, era un’esperienza molto proficua anche dal punto di vista artistico: il coinvolgimento del pubblico espresso con l’impegno nel ballo indicava l’efficacia del ritmo prodotto.

Un anno solo di questa pratica conferiva allo strumentista la sicurezza di se necessaria per esprimersi, ed oltre che essere divertente, era anche retribuita.

Conclusione

I grandi del rock hanno imparato tutti divertendosi e non violentandosi con lo studio. Il rock è una musica istintiva, quindi l’istintività musicale deve essere coltivata e non inibita dalla disciplina.

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